Super 8

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  1. |Natsu|
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    Giovani filmakers
    Estate 1979, Ohio. Joe, Alice, Charles, Cary, Preston e Martin sono cinque quattordicenni che si adoperano fra loro per girare uno zombie movie in Super 8 e presentarlo poi a un concorso cinematografico per talenti in erba. Una notte, su un set improvvisato accanto alla stazione ferroviaria, un treno deraglia per colpa di un fuoristrada e per poco tutti i ragazzi rischiano di morire. Eppure, ognuno di loro rimane illeso. Ma, da quel giorno, la vita nella tranquilla cittadina dove abitano cambierà in modo radicale…

    Bambini che guardano il cielo con il Super 8
    «Kodachrome/You give us those nice bright colors/You give us the greens of summers/Makes you think all the world's a sunny day, oh yeah!/I got a Nikon camera/I love to take a photograph/So Mama, don't take my Kodachrome away». È il 1973 quando la canzone Kodachrome di Paul Simon (senza Garfunkel) entra nella top 10 USA dei singoli più venduti. Il brano è ispirato a un tipo di pellicola Kodak per i film in Super 8 dalla grana molto fine e dai colori naturali. Il messaggio subliminale, sotteso nel ritornello e tra le strofe del testo di Simon, invita gli adulti a non gettare nel cestino le piccole tracce dei ricordi conservate dai giovani. Pure il regista J.J. Abrams sembra alla ricerca del tempo perduto, tanto da aprire un personale dialogo con la cinematografia amatoriale. Si può dire allora che l’amore per il Super 8 utilizzato nel periodo della sua infanzia e adolescenza appaia, per lui, come un riflesso incondizionato: l’autore riesce con una certa abilità a mettere a frutto questo tipo di affezione so vintage, evitando qualsiasi disgregazione conflittuale con una storia di fantascienza. Il regista di Star Trek acconsente pian pianino ad aprire la sua “valigia dei sogni”, per mostrarne il contenuto occulto solo e soltanto alla fine e, da vero imbonitore qual è, accende la curiosità del proprio pubblico permettendo di spiare dal buco della serratura quel piccolo universo chiuso a chiave. La curiosità di sapere se l’alieno con il quale il gruppo di ragazzi entrerà in contatto sia pacifico oppure no è accompagnata da reversibili emozioni che sconfinano da risa ritualizzate alle scoperte della sessualità, fino a contrazioni drammatiche che esplodono in duri confronti con l’autorità patriarcale. Sarebbe oltremodo interessante mettere a confronto la pellicola di J.J. Abrams con il contemporaneo film indipendente Monsters di Gareth Edwards.
    A volte, la sceneggiatura sbanda su curve strutturate in maniera sin troppo rigida, ma dopotutto non è una grande disgrazia o comunque la reazione differita consiste nel non dilungarsi troppo in tali pensieri su possibili idiosincrasie. A livello cognitivo, peccando di un’eccessiva dose d’innocente ingenuità, lo spettatore sperimenta la sensazione di trovarsi auto-realizzato in un mondo finzionale a misura di bambino, così soddisfa il desiderio secondario d’immedesimazione con i protagonisti della vicenda narrata. Preventivamente accusato di scimmiottare cult come Incontri ravvicinati del terzo tipo e/o E.T., il regista J.J. Abrams è assolto per non aver commesso il fatto e, alla luce di Super 8, risulta eccezionalmente risarcibile nei casi determinati dalla critica. Infatti, c’è già chi lo considera il manifesto di una nuova generazione.
     
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  2. Gary Øak™
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    Ma è un film, mica un videogame O_O
    Sposto in TV&Cinema.
     
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1 replies since 9/9/2011, 18:23   12 views
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